Il poco che rimane

Nel silenzio ovattato della stanza una mano si tiene e non trattiene. Resta testardamente aggrappata alla coda della vita, che non può fermare mentre scivola via, in caduta libera. Il dorso è una mappa di sentieri che si incrociano e scivolano assecondando i bordi. Nei gonfi rivoli bluastri scorre la piena dei giorni andati, un soffio di tempo sbuffato tra due lamenti. Il palmo ricamato di cicatrici contiene una sola infinitesimale briciola di futuro, profezia finale che attende di inverarsi.
Due gambe mulinano nel sogno, ma non vanno da nessuna parte. Sono lontani i tempi delle lunghe inerpicate. Ogni passo era sudore e traguardo, la bandierina spostata un metro più in alto, fino alla vetta. La discesa è stata rovinosa, un proteggersi il capo dagli urti facendosi scudo con le braccia. Attutire per non soccombere, per riuscire ad arrivare a valle in qualche modo. Questo era necessario. Questo è stato fatto.
Ora è un camminare insicuro che squarcia la bruma imperforabile dell’ultimo viaggio. Potesse lo sgomento farsi raggio e rischiarare i contorni indefiniti del mistero. Ma è un taglio sull’abisso, nessuna luce segnala il percorso di un altrove di là dalla fessura. E la stanchezza ha un peso che nessuna bilancia dell’anima può pesare.
Gli occhi guardano ma non vedono. Galleggiano nel mare aperto che non conosce orizzonti e mescola cielo e acqua. Sul piano infinito le figure si scontrano e scartano di lato, senza dichiararsi. Senza averci capito molto di vento e di schiuma, di finzione e di realtà. L’onda dei ricordi è uno sciacallo che azzanna alla cieca, infierisce e scaraventa lontano, per precludere ogni ritorno. La memoria è un flipper impazzito, una cacofonia di voci che si accavallano prive di ordine e senso.
Padri diventati figli accoltellano l’aria, mamme bambine accarezzano un peluche o stuzzicano l’orlo sgualcito del maglione, prima di attaccarci un bottone immaginario. Uno stallo di bonaccia illude che dopo sarà pace. Per chi andrà e per chi resterà. Gli uni e gli altri dispersi sul campo: accanto, distanti.
Come un’epifania, il poco che rimane disvela il senso della vita. Diventa tutto.

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