
È proprio vero che la morte ci sorprende alle spalle. Non si è mai pronti. Inevitabilmente, poi, si associano volti cari ad esperienze condivise, a momenti vissuti insieme che sono stati più o meno felici. Si raccolgono i ricordi propri e quelli altrui, come per rubare un po’ di tempo a ciò che non ha più tempo, che non è tempo; per prolungare una vita che non è più vita, strappata a un saluto non scambiato nell’ultimo incontro.
Chi ci pensava. Chi poteva saperlo che quello sarebbe stato il nostro addio.
Pino, te ne sei andato in silenzio e scoprirlo è stata una deflagrazione. Da ieri si parla e si scrive di te, scavando nei ricordi sigillati dal sipario del tuo sorriso e dalle tue parole, che erano sentenze perché i principi nei quali credevi non erano per te barattabili. Perché essere idealista non può essere un demerito.
Si poteva essere d’accordo o in disaccordo con te, ma non si potevano mettere in dubbio, mai, la tua genuinità e la tua libertà di pensiero. Non dovevi niente a nessuno e da nessuno hai mai preteso niente. La tua forza, che qualcuno ha potuto equivocare considerandola scontrosità caratteriale, era tutta qua. È stata questa forza a consentirti di non essere etichettabile, di non sentirti vincolato al pensiero e alle azioni di nessuno, di poterti allontanare e di allontanare a tua volta senza traumi, di non trovarti nell’imbarazzante situazione di dovere rinunciare ai tuoi ideali, che sono stati la tua unica bussola: uguaglianza, giustizia sociale, attenzione per i più deboli.
Per me sei stato tante cose. Da bambino, sei stato il dio del calcio. Non ho potuto ammirarti sul rettangolo di gioco nei tuoi anni migliori, ma la leggenda sulle prodezze di Pino Pangallo l’ho ascoltata. Alcuni sostengono che sei stato il calciatore eufemiese più bravo di tutti. Ho fatto in tempo a giocare una sola volta con te, in una partita estiva tra una selezione locale e una di “oriundi”. Neanche a dirlo, per la nostra squadra segnasti tu, di gran lunga il più vecchio della squadra.
Ti vedevo però sempre nel “Bar Mario”, buon giocatore di biliardo (quante partite a goriziana abbiamo fatto nell’ultimo periodo di attività del circolo?) e presenza costante in quel microcosmo che ha innaffiato le mie amicizie più belle, facendole sopravvivere alla sua chiusura. Rapporti di affetto che sono state stampelle importanti per me e per la mia famiglia quando il mare si è gonfiato travolgendo tutto. Tu ci sei stato anche allora, con la tua amabile discrezione.
Negli anni, ci siamo spesso confrontati sulle questioni che più avevamo a cuore e che ruotavano attorno alla politica intesa come servizio, al tuo impegno nel sindacato, al particolare momento storico a livello nazionale, internazionale e locale. Grazie a questo dialogo, da te ho ricevuto uno tra i più belli attestati di stima quando fui candidato a sindaco nel 2017. Con la tua consueta sincerità mi dicesti che, se io lo avessi desiderato, ti saresti candidato nella mia lista, pur precisando che non disponevi di molti voti. Le dinamiche del voto, nei piccoli paesi, mi sono sempre state note. Così come mi era noto che tu, soggettivamente e oggettivamente, eri ciò che di più lontano da quelle logiche poteva esistere. Accettai, perché – come te – penso che alcuni valori vanno anteposti a qualsiasi ragionamento utilitaristico. E perdemmo, io per primo: ma che lezione hai dato a tutti. Di amicizia, di moralità e di lealtà.
Grazie di tutto, Pino: fai buon viaggio.