Lettera aperta al sindaco di Sant’Eufemia, prof. Pietro Violi

Apprendo con soddisfazione il ripristino della viabilità in corso Umberto I, chiuso a seguito dell’incendio divampato nei giorni scorsi. Da tempo seguo con il dovuto distacco le vicende politiche paesane, non perché l’argomento non mi interessi, bensì perché non mi ritrovo nei toni spesso eccessivi del dibattito, specialmente se affidato a quello sfogatoio che ormai sono diventati i social.
A volte condivido l’operato di questa amministrazione, a volte no, come legittimamente fa ogni cittadino. Analoghe reazioni valgono per le azioni dell’opposizione. Entrambe mi rappresentano, così come rappresentano tutta la comunità eufemiese. Nell’ottica di una sana dialettica politica, preferisco gli atteggiamenti propositivi a polemiche spesso sterili e strumentali. È questo lo spirito di una proposta che mi sento di avanzare, nella convinzione di intrepretare il sentire comune.
Ha suscitato molto dispiacere la notizia della distruzione dell’abitazione che fu del dottore Giuseppe Chirico, il nostro caro “Don Pepè”: uno dei personaggi più amati nella storia eufemiese, apprezzato da tutti per le sue qualità umane e professionali.
Da consigliere comunale e da componente della Commissione toponomastica istituita su mia iniziativa, il 27 giugno del 2018 avevo protocollato la richiesta di dedicare al dottore Chirico la Pineta comunale, che non ebbe allora seguito.
Credo che oggi i tempi siano maturi e che la proposta essere presa in considerazione, almeno nella sua impostazione generale. Si potrebbe riproporre nuovamente la Pineta comunale, ma mi permetto di segnalare anche altre due opzioni: la piazzetta accanto al monumento dei caduti, che è priva di denominazione, oppure – ipotesi molto suggestiva – uno dei due lati in cui corso Umberto I divide piazza don Minzoni, laddove si svolgevano le passeggiate serali del dottore Chirico, rievocate dal professore Giuseppe Calarco nel documentario su “Don Pepè” realizzato dalla Pro Loco nel 2001: «Eravamo soliti fare la passeggiata serale. Ricordo che capitava che venisse chiamato per soccorrere qualcuno: senza scomporsi, salutava e col sorriso di sempre si allontanava per fare, come diceva lui, il suo dovere. Questo era il dottore Chirico». Ciò consentirebbe di perpetuare il ricordo del dottore Chirico in un luogo a lui caro senza cancellare la memoria del sacerdote di Ardenza, del quale proprio ieri ricorreva il centenario della barbara uccisione per mano fascista.
L’amministrazione comunale potrebbe anche determinarsi diversamente, affermando una propria prerogativa. Ma sarebbe in ogni caso encomiabile suggellare l’affetto senza tempo degli eufemiesi con l’intitolazione al dottore Giuseppe Chirico di uno spazio pubblico.

Condividi

3 risposte a “Lettera aperta al sindaco di Sant’Eufemia, prof. Pietro Violi”

  1. Proprio in quel non lontano 2001, la Proloco, nella serata del Premio Ginestra, a lui insignito, ha proposto all’allora Amministrazione Comunale, di intitolare una via al Dott Chirico.
    Sono passati 22 anni e ancora ne parliamo. Ad maiora semper 💪🏼

  2. Dominic io sono perfettamente d’accordo con te sull’opportunità di intitolare uno spazio pubblico al compianto Don Pepe,
    credo sia assolutamente doveroso rendere il giusto omaggio ad un uomo che si è speso per la gente di Sant’Eufemia in un’epoca in cui se non ci fosse stato lui non c’erano valide alternative per far fronte ai problemi di salute di tante persone comuni che avevano a disposizione pochissimi mezzi per potersi curare.
    Sarei d’accordo soprattutto per un lato dell’attuale piazza Don Minzoni.
    Premesso tutto ciò in questi giorni di “dibattito” a seguito dell’incendio non ho capito alcune cose (sicuramente per miei limiti)…
    Le abitazioni oggetto dell’incendio mi pare siano abitazioni private compresa quella
    di Don Pepè, quest’ultima non più di proprietà dei suoi famigliari eredi, non mi pare fosse un bene pubblico, ho sentito parlare di ricordi, di scrivanie ecc… ma non penso che anche se non fosse stata distrutta dall’incendio sarebbe stata destinata a museo pubblico e non credo che chi ne deteneva/detiene la proprietà l’avesse comprata con questo fine ( giustamente e legittimamente ), cosa diversa sarebbe stata se questa abitazione come altre fossero state donate al Comune o il Comune le avesse comprate dagli eredi con lo scopo di farne case museo.
    Da quanto mi ricordo io li ho viste sempre chiuse da almeno 20/30 anni, onestamente non sono riuscito a capire questa indignazione improvvisa da parte di tutti una volta verificatosi l’incendio…

    1. Cosimo, sono totalmente d’accordo con te. Non sono entrato nel merito del “dibattito”, se così lo possiamo definire. Ho soltanto riproposto una mia vecchia iniziativa, confidando sul fatto che l’attuale onda emotiva può aiutare a portare a quella soluzione che tanti cittadini desidererebbero. Come ho scritto nell’articolo, non entro in polemiche strumentali, specialmente se portate avanti da gente che soltanto oggi si ricorda di Don Pepè.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *