
Apprendo con soddisfazione il ripristino della viabilità in corso Umberto I, chiuso a seguito dell’incendio divampato nei giorni scorsi. Da tempo seguo con il dovuto distacco le vicende politiche paesane, non perché l’argomento non mi interessi, bensì perché non mi ritrovo nei toni spesso eccessivi del dibattito, specialmente se affidato a quello sfogatoio che ormai sono diventati i social.
A volte condivido l’operato di questa amministrazione, a volte no, come legittimamente fa ogni cittadino. Analoghe reazioni valgono per le azioni dell’opposizione. Entrambe mi rappresentano, così come rappresentano tutta la comunità eufemiese. Nell’ottica di una sana dialettica politica, preferisco gli atteggiamenti propositivi a polemiche spesso sterili e strumentali. È questo lo spirito di una proposta che mi sento di avanzare, nella convinzione di intrepretare il sentire comune.
Ha suscitato molto dispiacere la notizia della distruzione dell’abitazione che fu del dottore Giuseppe Chirico, il nostro caro “Don Pepè”: uno dei personaggi più amati nella storia eufemiese, apprezzato da tutti per le sue qualità umane e professionali.
Da consigliere comunale e da componente della Commissione toponomastica istituita su mia iniziativa, il 27 giugno del 2018 avevo protocollato la richiesta di dedicare al dottore Chirico la Pineta comunale, che non ebbe allora seguito.
Credo che oggi i tempi siano maturi e che la proposta essere presa in considerazione, almeno nella sua impostazione generale. Si potrebbe riproporre nuovamente la Pineta comunale, ma mi permetto di segnalare anche altre due opzioni: la piazzetta accanto al monumento dei caduti, che è priva di denominazione, oppure – ipotesi molto suggestiva – uno dei due lati in cui corso Umberto I divide piazza don Minzoni, laddove si svolgevano le passeggiate serali del dottore Chirico, rievocate dal professore Giuseppe Calarco nel documentario su “Don Pepè” realizzato dalla Pro Loco nel 2001: «Eravamo soliti fare la passeggiata serale. Ricordo che capitava che venisse chiamato per soccorrere qualcuno: senza scomporsi, salutava e col sorriso di sempre si allontanava per fare, come diceva lui, il suo dovere. Questo era il dottore Chirico». Ciò consentirebbe di perpetuare il ricordo del dottore Chirico in un luogo a lui caro senza cancellare la memoria del sacerdote di Ardenza, del quale proprio ieri ricorreva il centenario della barbara uccisione per mano fascista.
L’amministrazione comunale potrebbe anche determinarsi diversamente, affermando una propria prerogativa. Ma sarebbe in ogni caso encomiabile suggellare l’affetto senza tempo degli eufemiesi con l’intitolazione al dottore Giuseppe Chirico di uno spazio pubblico.