Una grande prova di generosità

Grazie anche ad un ottimo lavoro di prevendita e alla grande adesione in piazza Matteotti nella mattina di domenica 12 maggio, tutte le azalee dell’AIRC sono state distribuite dai volontari dell’Agape. Con 168 piantine, Sant’Eufemia d’Aspromonte ha conseguito nella provincia di Reggio Calabria il migliore risultato, in proporzione alla popolazione, confermandosi inoltre tra i primi comuni in termini assoluti.
Grazie a tutti per il generoso contributo in favore della ricerca per lotta contro il cancro.

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Addio a Tina, la mia amica lontana

Con Tina (Fortunata) Ciccone Sturdevant ci siamo conosciuti su Facebook nel 2016. Grazie allo strumento della condivisione dei post era finita sul mio blog, interessata com’era a tutto ciò che riguardava la storia di Sant’Eufemia, dov’era nata nel 1931 e da dove era partita nel 1950 insieme alla mamma per raggiungere negli Stati Uniti il padre, due fratelli e una sorella. Successivamente sposò Ernest Sturdevant e diede alla luce quattro figli: Gary, Donna, Lisa e Linda. Era ritornata a Sant’Eufemia nel 1970 e aveva recuperato per caso, in fondo ad un baule, lo straordinario racconto del padre Giuseppe sull’esperienza vissuta nella Prima guerra mondiale. Il testo, in inglese con a fronte le pagine originali del diario-poema scritte in un calabrese-italiano stentato, è stato pubblicato grazie anche alla preziosa collaborazione dell’adorato nipote Richard Ciccone, professore di Psichiatria presso l’Università di Rochester. Through the circles of hell: a soldier’s saga. Giuseppe Ciccone – questo il titolo – è l’unica testimonianza diretta di un fante eufemiese sulla carneficina delle trincee del Carso.
Ho avuto il privilegio di recensire il libro per “Il Quotidiano del Sud” e di consegnarne una copia all’Archivio di Stato di Reggio Calabria e alla biblioteca comunale di Sant’Eufemia. Recensione in seguito pubblicata nel mio Sant’Eufemia d’Aspromonte e la Grande guerra.
Stamattina ho saputo che Tina ci ha lasciati tre giorni fa. Ci eravamo scritti l’ultima volta per gli auguri di Pasqua, chiudendo entrambi l’email con la nostra consueta formula “your long distant friend”.
In questi otto anni siamo rimasti sempre in contatto: all’inizio utilizzavamo entrambi l’inglese, poi qualche volta io l’italiano e lei l’inglese, infine entrambi l’italiano. Lingua che, mi ripeteva spesso, aveva sepolto insieme a radici e ricordi: «Ero diventata più americana che italiana». Me ne parlava spesso nelle email e nelle lettere da Silver Spring (Maryland), nonna e bisnonna felice che “al tramonto della vita” (altra frase che utilizzava di frequente), era riuscita a fare in qualche modo pace con un passato più o meno volontariamente dimenticato.
Con il nipote Richard aveva anche tradotto in inglese e pubblicato la Breve monografia su Sant’Eufemia d’Aspromonte di Vincenzo Tripodi e, infine, aveva approfittato della clausura del Covid nel biennio 2020-2021 per ordinare i suoi ricordi nel prezioso Once upon a time in Calabria: stories of Sant’Eufemia, uno spaccato su personaggi e consuetudini degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso a Sant’Eufemia d’Aspromonte: «Appena ho appoggiato le dita sui tasti del computer, le storie si sono scritte da sole. Tutte le memorie, nomi e luoghi – mi scrisse – sono ritornati in modo straordinario».
Tina era curiosa di sapere come il paese era cambiato. Apprezzava le attività di volontariato dell’Agape e si entusiasmava per i giovani che si spendono per fare crescere Sant’Eufemia. Da Oltreoceano mi è stata accanto quando mi candidai nelle elezioni comunali e nei sette mesi bui del 2020. Leggevo con piacere le sue email, le sue domande, le sue considerazioni, i suoi progetti. Pensava al futuro con una grande energia vitale, preoccupata non per sé ma per i giovani. Non temeva la morte perché – diceva – aveva avuto una vita piena di soddisfazioni e di affetto. Era in pace. Mi mancherà.

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L’azalea della ricerca per la festa della mamma

Domenica 12 maggio, in occasione della Festa della Mamma, oltre 20.000 volontari saranno presenti in 3.500 piazze italiane con l’azalea della ricerca AIRC, che quest’anno festeggia il suo quarantesimo compleanno.
Insieme all’azalea verrà offerta una guida che ripercorre i principali traguardi raggiunti: «Le conquiste della ricerca si traducono in vite salvate e negli ultimi quarant’anni in Europa – ricorda l’Airc – sono state salvate dal cancro le vite di oltre due milioni di donne».
A Sant’Eufemia d’Aspromonte saranno i volontari dell’Agape ad occuparsi della distribuzione della piantina simbolo della battaglia contro i tumori femminili.
Con una donazione di 18 euro, potremo festeggiare le nostre mamme e dare un aiuto concreto alla lotta contro il cancro.
Chi volesse aderire alla prevendita, può contattare i volontari dell’associazione.
Vi aspettiamo in piazza Matteotti, dalle ore 9.00 alle 13.00.

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Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi

Il 28 aprile ricorreva il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi, artista dal “multiforme ingegno”, secondo la calzante definizione del figlio Domenico Antonio, “L’Aspromontano” autore di opere pittoriche esposte in tutto il mondo. Capostipite della “dinastia d’arte” celebrata in un convegno tenuto a Roma nel 2001 (relatori: il fondatore e direttore de “Il Corriere di Roma” Giuseppe Gesualdi, il dantista Tullio Santelli, i critici d’arte Renato Civello e Alberto Trivellini), la sua eredità è stata raccolta da altri due figli (Agostino e Graziadei, “il restauratore al servizio di Dio”, per poi giungere ai giorni nostri con le nipoti Carmelita e Roberta.
Nel 1874 l’aspetto di Sant’Eufemia d’Aspromonte era molto diverso dall’attuale. Il censimento del 1871 attesta una popolazione di 6.252 abitanti, ammassati nelle case prive di acqua e servizi del “Vecchio Abitato” e del “Petto”, i due rioni esistenti prima dell’edificazione della “Pezza Grande” in seguito al terremoto del 1908. Nel 1872 era stato inaugurato il telegrafo elettrico, mentre l’unica strada, che consentiva un collegamento con i paesi vicini, da Bagnara attraversava il paese e proseguiva fino a Delianuova. Le classi della scuola elementare erano dislocate tra locali comunali e abitazioni private.
Figlio di Giuseppe e di Teresa Filardi, da ragazzo Carmelo Tripodi frequentò la bottega d’arte di Giosuè Versace. Nel 1895 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Messina e, completati gli studi, aprì uno studio di pittura e scultura. Nel 1906 due sue opere furono presentate all’Esposizione Campionaria Internazionale di Palermo: “Galileo Galileo” e “Sant’Antonio abate”. I due quadri gli procurarono le più alte onorificenze: Premio dell’Esposizione “Gran Premio e Croce Insigne”, Premio Concorso Universale “Gran Corona d’oro con medaglia al merito artistico”, Premio Concorso Nazionale “Targa della Città di Padova”. L’anno successivo Tripodi si impose nel Premio Concorso Internazionale “Gran Coppa d’Italia” e, nel 1912-1913, fu componente della Giuria d’Onore all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Il terremoto del 1908 distrusse gran parte dei suoi lavori: in particolare, il monumentale altare della chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il bassorilievo rettangolare sopra la nicchia della Madonna e le statue di San Pietro e di San Paolo poste sui due lati.
Della produzione artistica giunta ai giorni nostri, oltre ai due quadri già menzionati, hanno riscosso l’apprezzamento dei critici l’olio giovanile “San Rocco e gli appestati” (1894), i dipinti e i disegni della maturità: “Marie al sepolcro”, “Deposizione”, “Gesù che cammina sulle acque”, “Monaco in meditazione”, “Testa di Gesù”, “Mosè e il roveto ardente”, “Padre dell’artista”, “Suonatore sulla neve”, “Testa di frate”, “Testa di vecchia”.
Carmelo Tripodi sviluppò una sua personalissima arte nella lavorazione di stucchi, creta e cartapesta, ancora oggi apprezzabile nel “Sacro Cuore di Gesù” della chiesa di Sant’Eufemia e nel “Cristo alla Colonna” della Processione dei Misteri. Altre sue opere sono custodite in alcune chiese della provincia di Reggio Calabria: “Il battesimo di Gesù”, “Abramo sacrifica Isacco”, “Giuditta e Oloferne” nella chiesa di San Rocco ad Acquaro di Cosoleto; “Le pie donne al sepolcro” nella chiesa della Pietà di Gioiosa Ionica. Per la chiesa dell’Addolorata di San Procopio realizzò invece l’Altare del Crocifisso; per la chiesa del Soccorso di Palmi, quattordici pannelli raffiguranti la Via Crucis (1937) e la pala d’altare “I miracoli di Santa Rita” (1940). Tra i lavori di architettura va ricordata la progettazione e la costruzione della chiesa in legno della Madonna del Carmelo, a Solano (1911).
La realizzazione di numerosi ritratti, oltre a farci “vedere” i volti del tempo, costituiva una fonte importante per il sostentamento della famiglia, al pari del restauro delle tele e delle statue di diverse chiese della provincia o delle commissioni, che non erano soltanto di carattere religioso. Tra il 1926 e il 1929, Tripodi a Sant’Eufemia realizzò in stucco l’intercolunnio e le decorazioni interne della chiesa del Suffragio e di quella del SS. Rosario; nel 1927, decorò le pareti delle sale del “Podestà” e della “Segreteria”.
I suoi interessi si estendevano inoltre ai campi della musica e della fotografia, che a inizio Novecento incominciò a raggiungere anche i piccoli comuni. Straordinari sotto il profilo tecnico e dall’elevatissimo valore storiografico gli scatti che testimoniano la distruzione del paese e la sofferenza della popolazione eufemiese nel terremoto del 1908.
Carmelo Tripodi è stato un artista poliedrico, la cui memoria va perpetuata: «Deve rispondere a un imperativo morale – ha scritto Renato Civello – sottrarre alla impietosa coltre del silenzio una identità che ebbe voce e sostanza totale di vita. Riscoprire personaggi come Carmelo Tripodi potrà concorrere, fra le devianze e gli smarrimenti del nostro tempo, a rintracciare una presenza salvifica perché tutto quello che egli creò fu dono di verità».

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L’Eufemiese è ritornata

Quattordici. Come le partite disputate per acciuffare il sogno: dodici nella stagione regolare, più la semifinale e la finale dei playoff. Quattordici. Come l’ubriaco della smorfia napoletana. E ubriachi di gioia sono giocatori, dirigenza e tifoseria, al termine di una stagione esaltante che ha visto l’Eufemiese 2023 centrare al primo colpo la promozione nel campionato di seconda categoria. Si dirà che è solo calcio, come se si trattasse davvero di dare un calcio a un pallone e basta. Non è mai così. Non quando il fuoco sacro della passione fa di un manipolo di ragazzi un collettivo nel quale riconoscersi, dei quale andare fieri. Dei quali si parla nelle strade, nelle piazze e nei bar. Ragazzi che hanno avuto il merito di riportare sugli spalti del campo sportivo centinaia di persone, come non accadeva da decenni. Famiglie intere con i bambini al seguito, ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani. Il successo più significativo è proprio il sano e intergenerazionale appuntamento domenicale sulla tribuna del “Morisi”. Un’esplosione di spensieratezza che ha fatto bene a tutti. Anche a me, che mi sono divertito a stilare pagelle “ad uso interno” dopo le partite, come facevo venticinque anni fa per “Il Quotidiano”: un tuffo nel passato vissuto con gioia, grazie alle emozioni che il bianco e l’amaranto della divisa suscitano in tutti gli eufemiesi malati di calcio.
E allora andiamo con un pagellone finale, non prima di avere dato un po’ di numeri: dodici partite in campionato, con cinque vittorie, cinque pareggi e due sconfitte che hanno portato al secondo posto in classifica dietro il Bagaladi; ventitré gol fatti e dodici subiti. Inclusi gli spareggi contro Scillese e Mamerto, le vittorie salgono a sette, ventisette i gol fatti e tredici quelli subiti. Capocannonieri Palamara e Morabito con cinque gol, tallonati ad una lunghezza da Luppino; due i gol segnati da Cammarere, Gentilomo e Pirrotta; uno per Adami, Carbone Christian, Romeo e Sobrio, più un autogol a favore.

Alvaro Pasquale 9 – Attento e reattivo, la sua stagione è sintetizzabile nel balzo felino della finale che, togliendo dal sette un calcio di punizione dal limite, ha salvato il risultato.
Forgione 8,5 – Laterale di difesa dotato di ottima corsa e tecnica, ha dominato lungo tutta la fascia destra con progressioni che si sono rivelate una temibile arma offensiva.
Sobrio 9 – Padrone dell’area nel gioco aereo, sulla sua fisicità e reattività la squadra ha costruito una linea di difesa solidissima.
Adami 10 – Leader del reparto arretrato non solo per gli interventi puntuali e puliti, ha dettato i tempi e trasmesso serenità, con un rendimento che non ha mai avuto cedimenti.
Romeo 8,5 – Esterno sinistro affidabile in difesa e pericoloso nelle ripartenze, i suoi cross hanno spesso messo in difficoltà le difese avversarie.
Pirrotta 8,5 – Dalla panchina a titolare inamovibile, è stato tra le sorprese della squadra grazie al talento in mezzo al campo e alla personalità da veterano.
Alvaro Francesco 10 – Grande senso della posizione e capacità di lettura delle diverse situazioni di gioco sono state le doti che lo hanno reso playmaker insostituibile.
Cammarere 10 – Capitano e trascinatore per le indiscusse qualità tecniche e per l’attaccamento alla maglia, le sue giocate hanno ripetutamente fatto spellare le mani ai tifosi.
Palamara 10 – Esterno offensivo imprendibile nelle progressioni, ha fatto impazzire le difese avversarie con giocate funamboliche capaci di spaccare le partite.
Luppino 8 – Partito come rincalzo, le sue prestazioni sono state in crescendo e, a suon di gol, il suo apporto è stato preziosissimo nel finale di stagione.
Morabito 10 – Il “vecchietto” che si fionda su ogni pallone come un ragazzino con l’argento vivo addosso è stato l’uomo della promozione, grazie alla rete siglata nello spareggio finale.
Gentilomo 8 – All’inizio ha retto sulle sue spalle il peso dell’attacco eufemiese. Infortunato, è rientrato in due spezzoni negli spareggi, dando un contributo decisivo in ruoli non suoi.
Vizzari 7,5 – Centrocampista dai grandi polmoni, le sue prestazioni sono state caratterizzate dalla dinamicità sia in fase di interdizione che nella proposizione del gioco.
Carbone Christian 7,5 – Esterno difensivo di sicura affidabilità, da titolare e da subentrante ha svolto con impegno e disciplina i compiti assegnatigli.
Creazzo 7,5 – Difensore capace di coprire più ruoli, la sua duttilità è stata fondamentale per superare l’emergenza sulle fasce nel finale di stagione.
Alati, Carbone Antonino, Catanesi, Idà, Laganà, Leonello, Nocida, Posterino, Violi 7 – Nonostante il ridotto minutaggio, ogni volta che sono stati chiamati in causa non hanno tradito la fiducia di mister Napoli.

*Foto tratta dalla pagina Facebook ASD Eufemiese 2023

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Sant’Eufemia d’Aspromonte – “Radici”

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Grazie all’impegno dell’Associazione Culturale Tommaso Campanella “Il pensiero forte del Sud”, sabato scorso una troupe televisiva di Telemia è stata a Sant’Eufemia per realizzare alcune interviste e girare le riprese necessarie per confezionare una puntata della trasmissione “Radici”, programma ideato e condotto da Pino Carella, che va in onda ogni giovedì sul canale 76 DTT alle ore 21.30 (repliche: venerdì ore 14.30 e domenica ore 16.30; in seguito, sarà inoltre visibile su YouTube).
«L’ideatore del format – si legge sul sito dell’emittente televisiva regionale – illuminato dal lume della sua lanterna, va alla riscoperta delle più antiche tradizioni popolari, riportando a memoria, sapori, riti, usanze e costumi. Una rievocazione che spazia dall’enogastronomia agli antichi borghi, dalla musica popolare a fatti storici o leggendari».
Tra gli altri intervenuti, anch’io ho dato con piacere la mia disponibilità per due contributi di carattere storico, incentrati sulla rievocazione del ferimento di Garibaldi in Aspromonte e sul valore iconico del ponte della ferrovia.
A stasera!

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Sulla proposta di intitolazione di una piazza al dottore Giuseppe Chirico

Leggo con piacere che ieri l’Associazione culturale “Aspromonte”, per iniziativa del presidente Massimiliano Rositano, ha protocollato al comune la richiesta di intitolare una piazza di Sant’Eufemia al medico condotto Giuseppe Chirico, per tutti “Don Pepè”: nello specifico, la piazza attualmente dedicata a don Giovanni Minzoni nel rione Paese Vecchio.
Come sa bene chi segue “Messaggi nella bottiglia”, più volte io stesso ho avanzato la proposta di omaggiare la memoria di questo nostro illustre concittadino. Della valorizzazione della figura professionale e umana del dottore Chirico mi sono occupato per la prima volta nel 2001, come autore del testo per il documentario biografico realizzato dalla Pro Loco, in occasione dell’assegnazione (“alla memoria”) del “Premio Solidarietà – Ginestra”. In qualità di consigliere comunale di minoranza, il 16 ottobre 2017 ho proposto l’istituzione di una commissione toponomastica, per la quale con delibera C.C. 42/2017 del 27 novembre 2017 è stato approvato il regolamento. Il 27 giugno 2018 ho poi protocollato la proposta di intitolazione della pineta comunale a Giuseppe Chirico (con allegata la relazione richiesta ai sensi dell’art. 9, comma 3).
Nel mio ultimo libro ho dedicato un paragrafo alla biografia di Giuseppe Chirico, che considero tra i migliori figli di Sant’Eufemia, mentre in ultimo, il 24 agosto 2023, ho indirizzato all’attuale sindaco Pietro Violi una lettera aperta, nella quale riprendevo la mia vecchia proposta e allargavo il ventaglio delle possibilità aggiungendo alla pineta comunale altri due spazi pubblici: la piazzetta accanto al monumento dei caduti, attualmente priva di denominazione, oppure – ipotesi molto suggestiva – uno dei due lati in cui corso Umberto I divide piazza don Minzoni, laddove si svolgevano le passeggiate serali del dottore Chirico, rievocate dal professore Giuseppe Calarco proprio nel documentario realizzato dalla Pro Loco.
Personalmente concordo con la posizione della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, che è contraria alla sostituzione dei nomi di piazze e vie, per cui propenderei per l’ultima opzione, che non comporterebbe la cancellazione del vecchio toponimo.
Va anche detto che, nel 2002, al dottore Chirico era stato intitolato il Centro semiresidenziale di riabilitazione di Sant’Eufemia d’Aspromonte, che ha chiuso i battenti nel 2016. Tuttavia, negli stessi locali dovrebbe prossimamente sorgere una casa di comunità, da realizzare con i fondi del Pnrr assegnati alla provincia di Reggio Calabria. Al momento non sappiamo cosa ne sarà della denominazione: se cioè sarà mantenuto anche dalla nuova struttura. Ad ogni modo, tutte le alternative elencate mi sembrano valide e meritevoli di essere sottoposte all’attenzione dei nostri amministratori.

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Pino Fedele, da oltre sessant’anni la voce di Sant’Eufemia per la “Gazzetta del Sud”

Era il 20 aprile 1966 e un tiepido sole accoglieva il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel secondo dei quattro giorni di visita ufficiale in Calabria, presso il Mausoleo garibaldino. Con lui, anche l’allora vicepresidente della Camera dei deputati e futuro inquilino del Colle, Sandro Pertini. Un fiume di persone si radunò nel bosco in cui l’eroe dei due mondi era stato ferito più di un secolo prima: in testa, il sindaco Diego Fedele, da un mese sindaco e al primo dei tre mandati al timone dell’amministrazione comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte (i primi due consecutivi, dal 31 marzo 1966 al 5 febbraio 1976; il terzo, dal 2 dicembre 1981 al 29 maggio 1985).
Una fotografia di quella memorabile giornata ritrae accanto a Saragat e a Fedele un giovane cronista, di lì a poco vincitore del Premio “Petronio”, assegnato all’uomo più elegante nel corso dell’annuale festa che l’Associazione dei sarti organizzava in piazza Municipio. Al tempo Pino Fedele, storico corrispondente da Sant’Eufemia, già da diversi anni collaborava con la “Gazzetta del Sud”, giornale per il quale continua a scrivere, con la sua proverbiale scrupolosità, anche oggi che – da pochi mesi – ha scollinato gli ottanta.
E pensare che aveva iniziato per caso. Era ancora uno studente quando un suo professore, collaboratore della “Gazzetta” come cronista sportivo, gli chiese di sostituirlo dopo il litigio avuto con l’allenatore della squadra di calcio del paese. Per qualche anno l’insegnante firmò così gli articoli scritti da Pino Fedele, il quale in seguito ottenne dal giornale l’incarico ufficiale. Quasi contemporaneamente assunse anche l’incarico di corrispondente per il quotidiano nazionale “Il Tempo”, che dedicava alcune pagine proprio alla cronaca dalla Calabria.
Più di sessant’anni di parole dettate alla redazione (quando gli articoli venivano trasmessi telefonicamente), di ticchettio dei tasti della macchina da scrivere per la stesura del pezzo da inviare con il fax, di file word da inoltrare in allegato via mail.
Il lavoro del corrispondente locale è preziosissimo per la comunità. Lo era senza dubbio in misura maggiore nel passato, quando – prima dell’avvento dei social e dei giornali online – era il mezzo che consentiva ai piccoli comuni di uscire fuori dai propri angusti confini, offrendo una ribalta più vasta. Per questo, l’autore degli articoli godeva di una certa autorevolezza. Finire sul quotidiano dava prestigio a fatti e persone: iniziative politiche, attività delle associazioni, eventi e protagonisti della vita locale. «L’ho letto sulla Gazzetta» era il timbro che conferiva rilevanza a ciò che avveniva in posti sperduti.
A Pino Fedele va riconosciuto il merito di svolgere da oltre sei decenni una funzione sociale rilevantissima con i suoi pezzi di cronaca, i suoi resoconti, le sue segnalazioni: «I miei articoli – dichiara – sono sempre frutto delle mie conoscenze dirette, delle mie percezioni personali e del convincimento che sta alla base di ciò che scrivo, al di là di ogni possibile condizionamento. La finalità è portare a conoscenza di quanti mi leggono le novità e le positività qualificanti che affiorano nell’ambito paesano e nei dintorni».
Prima di andare in pensione conciliava l’attività di giornalista (per molti anni è stato anche capo redattore della rivista “Incontri”, edita dall’Associazione culturale Sant’Ambrogio) con l’impiego presso l’Ufficio agricolo di zona, oltre che con altri impegni. Fondatore e presidente dello Sci Club di Sant’Eufemia all’inizio degli anni ’90, nel 1997 socio fondatore e a lungo segretario della Pro Loco, è tutt’ora delegato di zona dell’AIL e presidente della sezione eufemiese dell’ADSPEM. Uomo di grande fede, dalla metà degli anni Sessanta occupa con tenacia il suo posto di portatore della statua dell’Addolorata nella tradizionale Processione dei Misteri e, tra gli incontri più significativi della sua vita, conserva quello con Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Padre Annibale di Francia, che a Sant’Eufemia lasciò tracce del suo apostolato con la fondazione, nel 1915, dell’Istituto antoniano delle Figlie del Divino Zelo.
Frugando nel cassetto dei ricordi, mi rivedo venticinquenne a bordo della sua mitica Ford Escort azzurra, destinazione Delianuova, dove entrambi (io per “Il Quotidiano della Calabria”, lui per la “Gazzetta del Sud”) seguivamo la Deliese negli anni d’oro della permanenza in Eccellenza e in Serie D.
Credo che uno dei segreti della sua curiosità intellettuale e della sua perseveranza sia l’applicazione quasi ossessiva nella risoluzione di cruciverba e sudoku, suo vero grande hobby. Per questo l’augurio è che possa continuare ancora a lungo ad incrociare parole e numeri.

*Foto: collezione privata di Rosa Fedele

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La magia dell’albero di Natale all’uncinetto

Tra gli alberi di Natale che abbelliscono le piazze del nostro paese, molto particolare è quello collocato all’entrata della chiesa di Maria SS.ma delle Grazie. Se infatti il Natale simboleggia la vita, la solidarietà e la condivisione, ne ha colto pienamente il senso il gruppo che – ispirandosi a una tradizione diffusa in molti borghi della Calabria – ha realizzato un particolare albero all’uncinetto.
L’albero all’uncinetto non è soltanto bello da guardare, con le luci e le decorazioni che costringono il viandante a fare una sosta per ammirarlo da vicino. Osservarne la struttura e tutti i centrini installati invita inevitabilmente a riflettere su pazienza, attenzione, costanza e impegno certosino necessari per portare a compimento una vera e propria opera d’arte.
Un altro aspetto, non secondario, va rintracciato nella considerazione che è stata così concretizzata l’idea di realizzare addobbi creativi a zero impatto ambientale, riciclabili e soprattutto nati dalla collaborazione di tutti, grazie anche all’impegno dei più giovani del comitato Festa dell’Immacolata, i quali per una settimana si sono dedicati alla costruzione della base sulla quale l’albero è stato installato.
La collaborazione tra generazioni di diversa età incarna lo spirito di solidarietà che rende magica l’atmosfera natalizia. Una componente fondamentale per il coordinamento del lavoro delle tante donne che hanno materialmente cucito i centrini poi fissati ai cerchi realizzati con delle canne. Donne generose, “mani di fata” che hanno donato il proprio tempo per offrire bellezza al paese ridando vigore, tra l’altro, all’antica tradizione dell’arte dell’uncinetto. Un’attività molto diffusa fino a diversi decenni fa, quando le giovani eufemiesi avevano soltanto l’imbarazzo della scelta nel decidere a quale “maistra” affidarsi per imparare l’arte di cucire e di ricamare.
L’albero di Natale, quindi, come albero della vita: simbolo di luce e di pace cui tendere con rinnovata speranza in questi tempi bui, macchiati da troppo sangue innocente.

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