Huntsville

Ad Huntsville, in Texas, salvo un miracolo dell’ultima ora, oggi sarà giustiziato Marvin Wilson, un cinquantaquattrenne afroamericano condannato nel 1992 per l’omicidio di un informatore della polizia che lo aveva denunciato come spacciatore. Wilson si è sempre dichiarato innocente, ma il punto non è questo. E non lo è neanche il fatto che egli abbia un quoziente intellettivo pari a 61, nove punti in meno della soglia al di sotto della quale, per la sentenza “Atkins” (Corte suprema federale, 2002), non può essere comminata la pena capitale.

L’esecuzione sarà possibile perché la “sentenza Atkins” concede ai singoli Stati la facoltà di fare rispettare il divieto, sulla base di criteri discrezionali nella valutazione del ritardo mentale dell’imputato. Difatti, tutti i ricorsi presentati dagli avvocati di Wilson alle corti statali e federali sono stati puntualmente rigettati.
Il punto, dicevo, non è la colpevolezza o l’innocenza di Wilson, né la sua presunta disabilità. Il punto è il valore della vita umana, di tutte le vite umane (anche quella del “colpevole” Wilson). Il punto è riconoscere o meno, a chicchessia, il diritto di decidere sulla vita altrui.

Continuo a considerare la condanna capitale una mostruosità giuridica e morale. È osceno agganciare la vita di un uomo al filo esile di un cavillo burocratico, alla magnanimità o alla pietà di un altro uomo (in questo caso, il governatore del Texas, l’unico che potrebbe, oggi, decidere di commutare la condanna a morte in ergastolo).

La vendetta ha poco a che fare con la giustizia e altro sangue non può mai lavare il sangue versato. Ecco perché la pena di morte è un crimine equivalente all’omicidio, ancor più grave in quanto commesso dallo Stato, entità superiore al singolo individuo (almeno, così ci hanno insegnato). Essere contro la pena di morte non significa essere contro la giustizia. Significa essere a favore della civiltà.

* Huntsville, contenuta nell’album Che cosa te ne fai di un titolo (2005), è una bellissima canzone dei “Mercanti di liquore”. Purtroppo, non sono riuscito a trovarla su youtube.

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2 risposte a “Huntsville”

  1. Il testo di "Huntsville":

    Io sono quello che abbassa la leva
    e mette fine a tutte quante le discussioni.
    Sì, perché qui, nella rispettabile cittadina di Huntsville,
    siamo poco propensi alle divagazioni.

    Il mio corpo ha un nome, si chiama “"Ranger del Texas"”,
    mentre della mia anima se ne occupa Dio.
    Io mi attengo ai passi del cerimoniale,
    capirne i motivi, non è certo affar mio.

    Il giorno del ballo ti spetta una doccia, una camicia pulita e un pasto decente.
    Noi siamo convinti che occorra essere in forma, se devi fare il rodeo con la corrente.

    Ne ho fatti sedere, sull'orecchio, sporchi,
    ci ho fatto sedere un sacco di gente.
    360, 360 cowboy che lasciano il Texas verso il niente.

    Non ricordo le loro facce, soltanto qualcuna.
    Ricky però me lo ricordo bene, quel matto di Ricky.
    Quando andammo a prenderlo stava finendo l'ultimo pasto della sua storta vita,
    ci sorrise e ci seguì senza fare alcuna resistenza.
    Ci chiese soltanto se potevamo tenergli da parte il dolce,
    disse che lo avrebbe mangiato dopo.

    Questo è un grande paese, io amo il mio paese e faccio quello che occorre al mio paese.
    Cos'altro dovrei dire, è un lavoro, è una lavoro e va fatto anche bene.
    E mio figlio dice che da grande vorrebbe essere come me.
    La gente ha il diritto di sentirsi al sicuro.

    Io sono quello che abbassa la leva
    e mette fine a tutte quante le discussioni.
    Qui, nella rispettabile cittadina di Huntsville,
    siamo poco propensi alle divagazioni.

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