«Aiutare il povero è infatti questione di giustizia, prima che di carità»: questo un passaggio significativo del messaggio di Leone XIV, in occasione della IX Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco nel 2017 e coincisa, quest’anno, con il Giubileo dei Poveri. Nella messa in San Pietro, il Papa ha invitato a sviluppare una “cultura dell’attenzione” per sconfiggere l’indifferenza e auspicato “lo sviluppo di politiche di contrasto alle antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri”: «Agli operatori della carità, ai tanti volontari, a quanti si occupano di alleviare le condizioni dei più poveri – ha concluso – esprimo la mia gratitudine, e nel contempo il mio incoraggiamento ad essere sempre più coscienza critica nella società». Messaggio fatto proprio dalla Fondazione Banco Alimentare per promuovere la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (istituita nel 1989), che ieri ha coinvolto circa 11.600 supermercati in tutta Italia. Tra i 21 Banchi Regionali coordinati dalla Fondazione, quello della Calabria ha raccolto 178 tonnellate dei prodotti a lunga conservazione richiesti: olio, verdure e legumi in scatola, tonno e carne in scatola, conserve di pomodoro e sughi pronti, alimenti per l’infanzia, riso. Gli alimenti raccolti da 5.000 volontari riconoscibili dalla pettorina arancione, in oltre 500 punti vendita, saranno infine destinati a 627 organizzazioni convenzionate con il Banco Alimentare Calabria, le quali assistono oltre 130.000 persone in difficoltà. Anche quest’anno Sant’Eufemia ha fornito un prezioso contributo, grazie all’impegno dell’Associazione “Padre Annibale Maria di Francia”, che dal 2016 gestisce in paese l’organizzazione della colletta alimentare. Per realizzare l’iniziativa, l’Associazione si avvale della collaborazione dei ragazzi del locale liceo scientifico, oltre che del contributo di privati cittadini che per l’intera giornata presenziano all’uscita dei diversi punti di raccolta. Il risultato è stato più che soddisfacente: complessivamente sono stati infatti raccolti 529,3 kg di beni alimentari, a conferma della generosità di una comunità sensibile alle tematiche della solidarietà e della carità.
Tornano “I giorni della ricerca”, l’iniziativa promossa dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) per informare, sensibilizzare e sostenere la ricerca sul cancro in un anno particolare, che segna il sessantesimo anniversario della Fondazione. Prevenzione, diagnosi precoce e nuove terapie sono strumenti fondamentali per combattere le patologie oncologiche: tanto è stato fatto, sia per quanto riguarda le probabilità di guarigione (con un aumento di quasi il 50% di italiani che hanno superato una diagnosi di tumore) che in termini di speranza di vita. Tuttavia, i dati rimangono molto alti: nell’ultimo anno sono state 390.000 le nuove diagnosi, più di mille al giorno. Anche in questa circostanza l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” di Sant’Eufemia sarà al fianco dell’AIRC e delle migliaia di volontari che, in 2.400 piazze, distribuiranno i “cioccolatini della ricerca”, unitamente ad una guida informativa sui traguardi raggiunti. A fronte di una donazione di 15 euro, l’acquisto della confezione da 200 grammi di cioccolato fondente Venchi consentirà di aiutare concretamente AIRC a sostenere il lavoro di circa 6.000 ricercatori, impegnati quotidianamente nella lotta per rendere il cancro sempre più curabile. Vi aspettiamo in piazza Matteotti, domenica 9 novembre, a partire dalle ore 9:00.
Ogni colonia estiva dell’Agape ha la sua particolare bellezza, che prescinde dai parametri generalmente utilizzati per definire la giornata di mare ideale sulla scorta dell’immaginario “vianelliano”: il mare una tavola blu, il cielo di mille colori, il sole a picco. Sono trascorsi molti anni da quando una ragazza impiegò pochissime parole per cogliere il significato più profondo dell’iniziativa-simbolo dell’associazione: «L’importante è stare insieme». Una frase che rimbomba nelle teste ogni volta che il cielo minaccia pioggia o la schiuma delle onde del mare si insinua minacciosa tra gli ombrelloni. Cerchiamo di andarci ugualmente in spiaggia, perché qualcosa di buono si riesce sempre a cavarlo fuori. Un gelato al lido, la pallina del ping pong che scappa sulla sabbia, il rito della merenda, gli abbracci che non mancano mai. Ecco perché non conta e non è risultato più di tanto pesante fare i salti mortali per realizzare una colonia formato spezzatino in tre diversi momenti, tra luglio e agosto, e non darla così vinta al meteo particolarmente ostile di quest’anno. «È andata» è la frase che ogni volta riporta ciascuno alla propria quotidianità, anche se ci saranno altre occasioni per incontrarsi e gioire di piccoli-grandi momenti di condivisione. Sul nastro delle ore spensierate, scorrono le immagini da custodire nel cuore. L’evergreen “Azzurro” cantata a squarciagola sul pulmino trasformato nel treno dei desideri di tutti: desideri semplici e innocenti, a misura di affetto e di attenzione. I selfie di M. che con le dita disegna cuoricini nell’aria e li offre ai volontari, sulle note dei Coma_Cose. I calci a un pallone che non possono non rievocare la caparbia di Giuseppe, anni fa, prima che ci lasciasse. La gioia negli occhi di G. con il “cuore di panna” tra le mani. Le millemila domande di C. sul pranzo di ogni componente della comitiva. La lavanda dei piedi insabbiati di R. tra il fragore delle risate. N. che vuole essere aiutato a tuffarsi tra le onde dentro la ciambella. L’ansia di C. che attende l’arrivo della pizza, seminascosto. Emozioni che si rinnovano da quasi trent’anni, nell’immutabilità di un’opera caratterizzata dal servizio e dall’amore di coloro che la rendono possibile. L’impegno dei volontari, certo, ma anche il supporto di una comunità generosa, senza il quale sarebbe complicato portare avanti molte iniziative di solidarietà: i partecipanti alla tombolata di Natale, i donatori anonimi, chi sceglie di trasformare in carità il dolore, i contribuenti del 5 per mille, ai quali da parte dell’Agape va il più sentito ringraziamento mentre il sole tramonta e illumina i visi per l’istantanea finale.
(Dalla pagina Facebook dell’Agape) Domenic è la memoria storica della nostra Associazione, non solo perché è uno dei veterani ma perché all’interno del suo blog vengono custoditi, da 15 anni, i ricordi più preziosi che abbiamo vissuto a casa Agape. Ne diventa socio alla fine degli anni ’90 e da allora il suo contributo è fondamentale. A lui va spesso il merito di essere il più risoluto e di riuscire a tenere unito tutto il gruppo. Adora fare l’autista del pulmino nella colonia estiva. Quest’oggi sarà il quarto protagonista dell’intervista al volontario. Si racconta e racconta, in modo profondo, della nostra associazione. Le nostre parole non saranno belle, forse, quanto le sue ma il nostro ringraziamento per quello che fa è sentito.
C’è una canzone che è diventata la colonna sonora, negli anni, della vostra Associazione? Se è sì quale? Ogni colonia estiva ha generalmente una canzone che sul pulmino diventa il tormentone dei viaggi verso la spiaggia. Cantiamo tutti e l’atmosfera di allegria che si respira, ogni anno, è un’emozione che si rinnova. La canzone alla quale sono personalmente più affezionato è però legata al “Giubileo degli ammalati e delle persone disabili” del 2016. L’Agape vi partecipò e, in una delle tre giornate, assistemmo alla “Festa di Benvenuto. Oltre il limite”, condotta da Rudy Zerbi e Annalisa Minetti. Tra gli artisti sul palco, dopo avere cantato “Vivere a colori” Alessandra Amoroso scese tra gli spettatori, rimase tra di noi a chiacchierare e a scattare delle fotografie, dimostrando grande sensibilità. Non so se è così per gli altri volontari, ma per me è quella la canzone dell’Agape.
Raccontaci un episodio simpatico o emozionante vissuto all’interno dell’Associazione. Con gli episodi simpatici si potrebbe scrivere un libro. A volte siamo protagonisti noi volontari, altre i nostri amici. Claudio, Rocco, ma voglio ricordare Peppe Carbone e Franco Gaglioti, da questo punto di vista sono (o sono stati) irresistibili. Ricordo però un giorno che facevamo assistenza scolastica: un alunno delle elementari doveva comporre una frase con la parola “cicerone”. Ci pensò e poi scrisse: «Oggi ho mangiato pasta e ciceroni». Anche gli episodi emozionanti sono molteplici. In particolare, per me, due. Il primo, un pranzo di Natale nella RSA “Antonino Messina”. Condividere quella giornata con gli anziani della struttura mi ha fatto riflettere su una cosa: non esiste volontariato se non si è disposti a rinunciare a qualcosa (in quel caso, il pranzo del 25 dicembre con le nostre famiglie). Se si pensa che il volontariato sia un’attività da svolgere “a tempo perso”, quando non si ha altro da fare, si è completamente fuori strada. Il secondo, il pellegrinaggio a Lourdes nel 2011. La serenità e la pace avvertite in quella settimana sono sensazioni indescrivibili. Per questo mi piacerebbe rivivere queste due esperienze.
Cosa ti ha spinto a fare volontariato e che impatto ha avuto il volontariato sulla tua vita? Il volontariato, sia laico che religioso, era qualcosa di distantissimo dai miei interessi giovanili. Iniziai quasi per fare un favore a Peppe Napoli, che mi aveva chiesto se fossi disposto a dare una mano con l’assistenza scolastica. Accettai, con la puntualizzazione che non avrei partecipato a nessun’altra attività. In realtà, diversi miei amici facevano parte dell’Associazione, per cui – piano piano – fui costretto a fare tutto! Da allora sono trascorsi 27 anni e il volontariato è tra le cose più belle che mi siano capitate. C’è anche un altro aspetto, molto personale perché ha inciso profondamente nella mia vita. In genere, il percorso più comune è quello che porta dalla fede e dalla chiesa al volontariato. A me è successo il contrario: sono arrivato gradualmente alla fede grazie al volontariato e al rapporto con i deboli, con i fragili, con gli emarginati. Nei loro volti c’è quello di Dio: di questo ne sono certo. È stato un percorso lento, maturato in virtù di esperienze di vita che hanno avuto diversi momenti di rivelazione: il rapporto con chi vive nell’amore incondizionato situazioni di difficoltà, la malattia e la morte di Adelina Luppino, il pellegrinaggio a Lourdes, l’incontro con il cappellano del carcere di Palmi, don Silvio Mesiti.
Per favorire l’inclusività delle persone con disabilità reputi sia meglio rafforzare gli strumenti legislativi a disposizione oppure operare soprattutto dal punto di vista culturale? Certamente gli strumenti legislativi sono indispensabili: va però detto che lo strumento legislativo diventa inefficace se le risorse economiche sono insufficienti. Il volontariato (che – ricordiamolo – ha come sua caratteristica la gratuità) esiste proprio per questo motivo: nel momento in cui Stato, Regioni e Comuni dovessero riuscire a soddisfare i bisogni di tutti, non avrà più ragione di esistere. Ma su questo non nutro molta fiducia. Riallacciandomi alla seconda parte della tua domanda, si possono eliminare le barriere architettoniche costruendo sui marciapiedi gli scivoli per le sedie a rotelle, ma se poi un cafone ci parcheggia davanti l’automobile… Pertanto, va senz’altro ricercato l’approccio culturale suggerito dalla tua domanda. Per fortuna, su queste tematiche oggi vi è una sensibilità maggiore rispetto al passato: questo fa guardare al futuro con un minimo di fiducia.
Dal 1991 sono trascorsi 34 anni: per un’associazione come l’Agape qual è il segreto di una così lunga durata? Negli ultimi tre decenni molte cose sono cambiate e i numeri che avevamo intorno al 2000 non ci sono più. Le associazioni e il paese hanno bisogno dei giovani, che purtroppo sempre più numerosi vanno via. Questa è l’amara realtà. Non sono però cambiate alcune cose, che possono in qualche modo spiegare la longevità dell’Agape. Il rapporto con le istituzioni, che è improntato sul riconoscimento del rispettivo ruolo e non prevede invasioni di campo, al di là di ogni legittima diversità di orientamento politico. Quello con la comunità, composta di gente generosa che non ha mai fatto mancare il proprio sostegno all’associazione. Ma soprattutto quello con le famiglie dei ragazzi che ci vengono affidati. La loro fiducia nei nostri confronti costituisce per noi la più grande gratificazione.
È di pochi giorni fa la comunicazione che, in virtù del cinque per mille devoluto da ventiquattro contribuenti nel 2024, all’Agape sono stati destinati 464,20 euro. Può sembrare poca cosa, in realtà è tantissimo per chi, come la nostra associazione di volontariato, vive di donazioni e della raccolta di fondi che ogni anno viene effettuata in occasione della tombolata nel “Natale di solidarietà”. Il prossimo mese i volontari saranno impegnati con la colonia estiva, l’iniziativa più onerosa per le casse dell’associazione: ci riempie di orgoglio riuscire a portarla a termine, da quasi trent’anni, con le nostre poche forze e con l’aiuto di una comunità capace di mostrare il suo volto generoso. Le associazioni del territorio sono una risorsa insostituibile ed è un bene la presenza sempre più consistente di cittadini attenti alle loro esigenze, pronti a supportarle concretamente. C’è chi si rimbocca le maniche e partecipa in prima persona alle attività proposte, ma c’è anche chi, non potendolo fare, affianca le varie realtà associative nei modi ritenuti più congeniali. Navighiamo comunque tutti nella stessa direzione, uniti per raggiungere l’obiettivo di una società inclusiva e solidale, in grado di farsi carico dei più svariati bisogni: per fare, ciascuno, “il proprio pezzettino” e rendere così più bello il posto in cui si è scelto di vivere. Un abbraccio virtuale ai nostri ventiquattro benefattori, con l’auspicio che molti altri possano seguirne l’esempio. Intanto: grazie, grazie, grazie.
Domenica 11 maggio, in occasione della festa della mamma, la fondazione AIRC per la ricerca sul cancro sarà presente in 3.900 piazze con “L’azalea della ricerca”, la storica campagna di raccolta fondi, nata nel 1984, che in quattro decenni ha molto contribuito per lo sviluppo della ricerca scientifica oncologica. Attualmente sono in corso 771 progetti di ricerca e borse di studio, che impegnano oltre 5.400 medici e scienziati nel lavoro di prevenzione, diagnosi e cura del cancro. Obiettivo della Fondazione, per l’edizione 2025, è confermare il risultato straordinario conseguito nel 2024, quando si riuscì a distribuire circa 600.000 azalee e a raccogliere quasi 11 milioni di euro. A Sant’Eufemia d’Aspromonte saranno ancora una volta i volontari dell’Agape ad occuparsi della distribuzione della piantina simbolo della battaglia contro i tumori femminili. Con una donazione di 18 euro, potremo festeggiare le nostre mamme e offrire un aiuto concreto alla lotta contro il cancro. Chi volesse aderire alla prevendita, può contattare i volontari dell’associazione. Vi aspettiamo in piazza Matteotti, dalle ore 9.00 alle 13.00.
Con lo scambio degli auguri con gli ospiti della Residenza sanitaria per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina” si sono concluse, oggi pomeriggio, le iniziative dedicate dall’Agape alla “Pasqua di solidarietà”. Mercoledì 9 si è svolta l’ormai ultraventennale Via Crucis, con i volontari, le operatrici e gli anziani impegnati a ripercorrere le tappe della Passione di Gesù. Un bambino, Carmine, si è soffermato con la croce accanto agli ospiti della RSA, seduti attorno al tavolo circolare della sala ricreativa, mentre si susseguiva la lettura delle riflessioni e la piccola croce con la frase di Papa Francesco “La speranza non muore mai” – portata in dono alla struttura residenziale dalla presidente Iole Luppino – passava di mano in mano, da anziano ad anziano. Cadere e rialzarsi, cadere di nuovo e rialzarsi ancora. È stato toccante ascoltare la lettura della signora Grazia, contagiosa nell’emozione che è riuscita a trasmettere a tutti i partecipanti. In un luogo che richiama sofferenza e amore, non possono lasciare indifferenti la preghiera e i canti eseguiti da anziani e volontari, in accompagnamento al coro “Cosma Passalacqua”, diretto dal Maestro Angela Luppino. Una collaborazione ormai consolidata nel tempo, capace di regalare momenti di grande pathos, come sempre accade – ad esempio – nel momento della straziante “Stava Maria dolente”, quest’anno intonata da Noemi e Sonia. Pochi giorni fa, invece, c’era stata la consegna delle uova di Pasqua agli amici dell’Agape che ogni anno partecipano alla colonia estiva, nel corso di una serata di svago trascorsa nel teatro della Scuola dell’infanzia paritaria “Padre Annibale Maria di Francia”. Un’occasione per stare insieme, consumare qualche pizzetta, ballare e cantare al karaoke, abbracciarsi e sorridere. Piccoli gesti, capaci di riempire di senso le nostre piccole vite. «Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”/ il tuo volto, Signore, io cerco» (Salmo 26). Dove? Genitori che piangono i figli, popolazioni martoriate dalla guerra, profughi senza più una casa, donne abusate, malati ad un passo dalla verità, anziani abbandonati, bambini che ancora oggi muoiono di fame, giovani con lo sguardo perso sul nulla, disoccupati, vittime dell’ingiustizia, rassegnati senza una speranza da abbracciare. Dove è in tutte le realtà nelle quali una vita diventa nient’altro che un numero. Nei teatri di guerra, negli ospedali, nei luoghi di restrizione, nelle baraccopoli. Dove è negli oppressi da un’economia predatoria, negli ultimi di una società fondata sulle diseguaglianze: da una parte i migliori, quelli considerati utili; dall’altra lo scarto della società, il peso, l’inciampo. Dove è nella forza e nell’amore che sfidano il dolore e la sofferenza. Là bisogna cercare.
Nella programmazione delle attività del 2025, l’appuntamento più significativo per l’Agape” era la partecipazione alla due-giorni (8-9 marzo) del Giubileo del volontariato. Un’esperienza emotivamente intensa per i volontari, per i ragazzi accompagnati a Roma e per coloro che hanno voluto condividere con l’associazione il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro. Nonostante i tempi siano stati molto ristretti, i viaggi mettono allegria e così è stato anche in questa circostanza, particolare per la varietà dei partecipanti: di tutte le età e con una nutrita componente di bambini (due di appena un anno) a fare da mascotte alla comitiva. Le attenzioni maggiori sono andate ai ragazzi affidatici da familiari ai quali non smettiamo mai di esprimere riconoscenza per quel “se sono con voi, siamo tranquilli”, che rappresenta per i volontari dell’Agape la gratificazione più bella. Ed è a questi genitori, fratelli e sorelle che corre il pensiero quando due giornate scarse bastano per comprendere quanta cura, quanta dedizione e quanto sacrificio ci siano in una quotidianità vissuta senza un lamento, spinti dalla forza invincibile dell’amore. Impeccabile lo sforzo organizzativo dei responsabili delle celebrazioni giubilari, nonostante la massiccia partecipazione di pellegrini. Centinaia e centinaia di volontari pronti ad ogni passo a supportare i fedeli, a spiegare quando, cosa e come fare. Sin da sabato con il raduno in piazza Pia, dove alla presidente dell’Agape Iole Luppino è stata consegnata la Croce giubilare. Subito dopo la lettura della Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,1-5) è iniziato il pellegrinaggio verso la Porta Santa, lungo via della Conciliazione. Una lenta processione intervallata dalla lettura di due Salmi (122 e 84) e, davanti alla Chiesa di Santa Maria in Traspontina, di una riflessione tratta dalla Bolla di indizione del Giubileo, “La speranza non delude” (“Spes non confundit”, 24). Tra i canti intonati dal gruppo dell’Agape non poteva mancare “Su ali d’aquila”, per un’assenza – quella di Adelina Luppino – che a distanza di quasi vent’anni è ancora presenza viva e testimonianza di fede autentica. Infine, l’arrivo alla Porta Santa e la lettura della “liturgia di ingresso al santuario” (Salmo 24), prima di varcarne la soglia. Domenica mattina piazza San Pietro era un tripudio di bandiere e colori, striscioni di incoraggiamento (“Papa Francè c’è”), sorrisi e abbracci. Come se tutti ci si conoscesse, o ci si riconoscesse, seduti accanto: gli accompagnatori dei fedeli sulle carrozzine in prima fila, fatti arrivare seguendo un percorso speciale fin sotto le statue di San Pietro e di San Paolo, ai piedi della scalinata; tutti gli altri gruppi nella piazza suddivisa in quattro settori. Tanta l’emozione, nel momento in cui sugli schermi giganti è apparsa la bandiera con il logo dell’Agape. Tantissima quella sfociata nell’applauso della piazza quando il cardinale Michael Czerny – prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e delegato dal Papa a presiedere la Santa Messa – ha letto l’omelia di Papa Francesco, nella quale venivano ricordati i “tanti piccoli gesti di servizio gratuito” che “nei deserti della povertà e della solitudine” fanno sbocciare “germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi”. Ed un ringraziamento: «perché sull’esempio di Gesù voi servite il prossimo senza servirvi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società». Due giorni vissuti in una dimensione di serenità, lontano da tutte le cose importantissime, irrinunciabili, che finiscono per appesantire la vita. Senza averne per niente avvertito la mancanza.
In occasione della XXXIII Giornata mondiale del malato, i volontari dell’Agape si sono recati presso la residenza sanitaria per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina”, accompagnati dal diacono Vince Cutrì che ha guidato il Rosario – animato anche dalle operatrici della RSA e da alcuni alunni della scuola secondaria di primo grado – e benedetto il dono consegnato alla struttura dalla presidente Iole Luppino: una statuetta della Madonna di Lourdes nella grotta di Massabielle. «Cari malati, cari fratelli e sorelle che prestate la vostra assistenza ai sofferenti – si legge nel messaggio di Papa Francesco –, in questo Giubileo voi avete più che mai un ruolo speciale. Il vostro camminare insieme, infatti, è un segno per tutti, “un inno alla dignità umana, un canto di speranza”, la cui voce va ben oltre le stanze e i letti dei luoghi di cura in cui vi trovate, stimolando e incoraggiando nella carità “la coralità della società intera”, in una armonia a volte difficile da realizzare, ma proprio per questo dolcissima e forte, capace di portare luce e calore là dove più ce n’è bisogno». Non è facile trovare consolazione di fronte alla malattia e all’incontro che si intuisce non lontano con il grande mistero della morte. Eppure i luoghi in cui si soffre sono quelli che toccano le corde più intime dell’animo, capovolgendo la scala dei valori, riportando tutti all’essenzialità della vita e alla sua semplicità: fatta di amore, attenzione, condivisione. Finendo così per trasformare in un momento di crescita l’intensità con cui molti fra gli ospiti della struttura hanno recitato il Rosario, partecipato all’esecuzione di alcuni canti e accolto con emozione la sacra effigie. Alla visita nella RSA è seguita la santa messa officiata dal parroco don Marco Larosa nella chiesa di Sant’Eufemia, nel corso della quale Iole Luppino ha letto la preghiera predisposta dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI. La celebrazione è stata come ogni anno dedicata ai volontari dell’Agape deceduti, il cui ricordo è un potente incentivo per continuare ad operare con umiltà nella comunità eufemiese.
Per l’anno appena iniziato, l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” non ha soltanto voluto regalarsi un nuovo logo, realizzato con la sua riconosciuta maestria da Gresy Luppino. La nuova veste impegna i volontari ad un impegno ulteriore rispetto a quanto è stato ben fatto da chi c’è stato e da chi ancora c’è, dopo oltre trent’anni di attività al servizio della comunità eufemiese. Sono volontario dell’Agape da 27 anni, l’associazione è parte importante della mia vita. Siamo cresciuti insieme, insieme abbiamo affrontato e superato le difficoltà che si sono nel tempo presentate. Ricordo riunioni in tre, o visite effettuate in due, senza per questo avere mai pensato di mollare. Vedere che in questo ultimo anno ci sono stati nuovi ingressi, non può che fare piacere. Abbiamo sempre sentito la responsabilità e l’onore di fare qualcosa che va oltre le nostre stesse persone. Quando c’è da fare una cosa, va fatta e basta. La molla è sempre quella. Perché i campi di intervento sono tanti, ma i modi per farci fronte spesso sono più a portata di mano di quanto possa sembrare. Serve solo capacità d’ascolto e buona volontà. Spesso ci rendiamo conto che basta poco, che l’attenzione è davvero ciò di cui c’è bisogno. Ma non si può leggere una comunità restando chiusi in casa. Nelle case – piuttosto – occorre entrarci. Per un volontario è questo il più grande motivo di orgoglio. Senza la fiducia dell’altro, senza una solida credibilità, non si entra da nessuna parte; e non si dura trent’anni e passa. Non è stata una decisione presa a cuor leggero. Al vecchio logo, molto bello e realizzato da Sarino Surace, eravamo parecchio affezionati. Inciso su una croce di legno, ci ha accompagnato in tutti questi anni ovunque. Mi piace ricordare, tra i tanti momenti, quelli per me più significativi: il pellegrinaggio a Lourdes nel 2011 e il Giubileo degli ammalati e delle persone disabili nel 2016. Però era necessario cambiare. I motivi li ha spiegati bene Gresy nel post di presentazione del logo: «Nell’era del cambiamento e della crescente globalizzazione avevamo bisogno di una nuova rappresentazione visuale che comunicasse, specie a chi ancora non ci conosce o ci conosce poco, chi siamo e cosa facciamo. […] abbiamo voluto che il cuore simbolo per eccellenza dell’amore, sede dei sentimenti e delle emozioni, rappresentasse la nostra nuova identità. A rafforzare il concetto una mano che è segno invece, di azione, fiducia e sicurezza». Al logo è seguita la creazione delle pagine Facebook e Instagram, che nella nostra idea dovranno diventare non soltanto lo strumento di diffusione delle attività dell’Agape, ma anche una sorta di finestra sul mondo del volontariato nel suo complesso e sulle tante “buone azioni” che si registrano un po’ ovunque, anche se fanno meno notizia rispetto al brutto che ci circonda.
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