Vittorio Arrigoni, un vincitore

È trascorso un anno dall’uccisione di Vittorio Arrigoni, l’attivista dell’International Solidarity Movement, organizzazione non governativa che opera nella Striscia di Gaza in difesa dei diritti umani della popolazione palestinese: sulle ambulanze che soccorrono i feriti degli attacchi dell’esercito israeliano, sulle barche dei pescatori ai quali viene impedito di pescare oltre tre miglia dalla costa (praticamente, dove ci sarebbe qualcosa da pescare), sui terreni agricoli coltivati oltre il limite imposto da Israele.
Circa un mese fa, avevo parlato della vicenda giudiziaria, per la quale ci sono fondati timori che possa concludersi in una farsa e senza la condanna dei responsabili. Oggi però voglio ricordare Vik con le sue parole, da ascoltare dal primo al quarantasettesimo dei minuti di un bel documentario. È un peccato che questo video, fino ad ora, abbia avuto su youtube soltanto 2700 visualizzazioni. Dentro c’è tutto: l’idealismo, l’impegno, la passione, il pacifismo e l’amore. E l’invito, la “firma” di Arrigoni: “restiamo umani”. Si resta umani anche deponendo un fiore sulla tomba di un soldato israeliano all’interno del cimitero delle vittime della seconda guerra mondiale, un gesto accompagnato da parole che si commentano da sole: “Io che non credo alla guerra, non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai vorrei essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire – fra cent’anni – vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare. Vittorio Arrigoni: un vincitore”.

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