Vincenzino Fedele e quelle parole mancate

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Vincenzino Fedele, “u Signuri”. Nella sua lunga vita Vincenzino è stato un infaticabile organizzatore di eventi, sia come fondatore e poi presidente emerito dell’Associazione Sarti e Stilisti Calabresi, sia come fondatore e presidente per circa quattro decenni dell’Associazione culturale “Sant’Ambrogio”.
Un uomo che ha dedicato la sua vita per realizzare iniziative che facessero crescere culturalmente e socialmente la nostra comunità, quella Sant’Eufemia dove aveva deciso di vivere nonostante le tante opportunità avute per trasferirsi altrove. Sant’Eufemia ha un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti, noi tutti gli dobbiamo molto. Mi vengono in mente le sfilate di moda, a partire dagli anni ’60, che hanno fatto di Sant’Eufemia un punto di riferimento anche fuori regione. E poi le tante attività della “Sant’Ambrogio”: sagre, minifestival e giochi senza frontiere, gruppo folcloristico, organizzazione delle sfilate di carri allegorici per Carnevale, festa della famiglia, recite e tanto altro. Per 18 anni la pubblicazione della rivista “Incontri”, l’unico esperimento editoriale della storia eufemiese. E ancora l’opera di riscoperta della nostra memoria storica, con l’organizzazione del convegno sul bicentenario dell’autonomia del nostro paese e la successiva pubblicazione degli atti, oppure la ristampa dell’introvabile “Breve monografia su Sant’Eufemia d’Aspromonte”, la cui prima edizione risaliva al 1945.
Ho aspettato qualche giorno prima di pubblicare queste poche righe perché pensavo che l’amministrazione comunale avrebbe saputo onorare questa grande figura di eufemiese. A maggior ragione dopo alcuni interventi registrati nell’incontro in pineta del 5 agosto sul tema “Volontariato è territorio”: interventi nei quali si sottolineava, giustamente, che non bisogna sempre aspettare l’iniziativa dell’amministrazione comunale, che bisogna darsi da fare e rimboccarsi le maniche come cittadini che hanno a cuore il benessere della propria comunità.
Ecco, io credo che Vincenzino Fedele sia stato uno di quelli che non è mai stato con le mani nelle mani, è stato un uomo instancabile da questo punto di vista. Forse proprio per questo la sua morte avrebbe meritato da parte dell’amministrazione comunale un comunicato stampa o un manifesto, insomma anche due parole ufficiali di ringraziamento per tutto quello che ha fatto nella sua vita per Sant’Eufemia.
Scusate lo sfogo.

*Tra gli altri articoli, tre anni fa a Vincenzino Fedele ne avevo dedicato uno in occasione dei suoi 90 anni:
https://www.messagginellabottiglia.it/2016/02/vicenzinu-u-signuri.html

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La rivista “Incontri” nella storia culturale di Sant’Eufemia d’Aspromonte

Tra il 1988 e il 2005 la rivista “Incontri” e l’Associazione culturale “Sant’Ambrogio” svolsero un ruolo centrale nelle dinamiche culturali e sociali della società eufemiese. Merito principale del presidente della “Sant’Ambrogio” Vincenzino Fedele e dei collaboratori della rivista fu l’avere dato avvio ad una stagione di studi sulla storia di Sant’Eufemia culminata con l’importantissimo convegno per il bicentenario dell’autonomia (1990), i cui atti furono successivamente pubblicati (1997), a cura di Sandro Leanza, in un prezioso volume edito da Rubbettino per l’Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria. Quasi contemporaneamente (1999), l’Associazione ristampò inoltre la Breve biografia su Sant’Eufemia d’Aspromonte di Vincenzo Tripodi (arricchita dalla nota introduttiva di Antonino Fedele), la cui prima edizione, pressoché introvabile, risaliva al 1945. Due eventi culturali significativi, che in un certo senso segnano uno spartiacque decisivo. Fino a quel momento, la storia di Sant’Eufemia era materia semioscura e in ogni caso priva di un carattere organico. Era possibile recuperare pezzi di storia eufemiese attingendo a volumetti biografici, ma nulla di più. A cavallo del XX secolo Vittorio Visalli aveva scritto del contributo eufemiese alla causa risorgimentale, all’interno di due volumi di ampio respiro che tutt’oggi costituiscono punto di riferimento imprescindibile per lo studio del Risorgimento calabrese: I Calabresi nel Risorgimento italiano (1893) e Lotta e martirio del popolo calabrese (1928). Successivamente (1935), Luigi Visalli compendiò in Vitaliano Visalli ed i suoi figli. 1790-1860 il contributo della sua famiglia alla causa risorgimentale. Mentre informazioni sparse andavano ricercate nelle commemorazioni dei personaggi illustri di Sant’Eufemia: il discorso tenuto da Michele Fimmanò nel 1900 per il centenario della morte di Carlo Muscari, martire della rivoluzione napoletana del 1799; la commemorazione dello stesso Michele Fimmanò, tenuta dal sindaco Pietro Pentimalli nel 1913, e quella del maggiore Luigi Cutrì, medaglia d’argento nella prima guerra mondiale, ad opera di Bruno Gioffrè nel 1916. Sulla storia del paese in generale, bisognava poi quasi esclusivamente affidarsi all’opuscolo inviato al governo nazionale nel 1911 dalla giunta comunale guidata da Pietro Pentimalli, in occasione delle polemiche sulla ricostruzione dopo il devastante sisma del 1908 (Per la riedificazione di Sant’Eufemia d’Aspromonte). Infine, per la ricostruzione di alcuni aspetti della società eufemiese, i ricordi di Bruno Gioffrè pubblicati nel 1941 (Quarant’anni in condotta), i racconti e le poesie di Nino Zucco, don Luigi Forgione, Domenico Cutrì.
La rivista “Incontri” approfondì il filone degli studi sulla storia, il costume e le tradizioni di Sant’Eufemia, grazie alla passione di collaboratori qualificati: Peppino Pentimalli (che si alternò nella direzione della rivista con Nino Giunta), Isabella Loschiavo, Luigi Crea, Nino Caserta, Pino Fedele, Carmelita Tripodi, Bruno Rugolino, Antonino Luppino, Rosalba Arcuri, Daniele Cassone, Pino Pirrotta.
Fu un impulso decisivo, che aprì la strada a pregevoli lavori. Sul finire degli anni Novanta, Caterina Iero diede alle stampe Sancta Euphemia, Cenni storici, vita civile e costume di Sant’Eufemia d’Aspromonte (1997), mentre Carmela Cutrì ed Eufemia Tripodi pubblicarono Cosma e Damiano. Medici – Martiri – Santi nella storia del culto in S. Eufemia d’Aspromonte (1998). Il resto è cronaca dell’ultimo decennio, nel corso del quale diversi sono stati i lavori dedicati alla storia di Sant’Eufemia da Peppino Pentimalli e da chi scrive.
“Incontri” fu anche una vetrina importante per il territorio, poiché riuscì a dare visibilità al fermento culturale e sociale delle associazioni locali, ad ognuna delle quali fu riservato uno spazio da riempire con il resoconto delle attività svolte o con la presentazione di quelle in programma. Da ultimo, ma non certo per importanza, l’aspetto di filo ideale tra la comunità e i tanti eufemiesi sparsi in Italia e nel mondo prima che l’avvento dei social network annullasse le distanze. Moltissimi erano infatti gli emigrati abbonati alla rivista e seguitissime le rubriche sulle nascite, le morti, i matrimoni o altri eventi particolari (lauree, battesimi). Né mancavano le lettere dall’estero, con la pronta risposta della redazione: puntualissime, in particolare, le corrispondenze dal Messico di Peppino Ortuso.
Sono molto affezionato a quella stagione. Nel lontano 1992 scrissi per “Incontri” il primo articolo della mia vita e, successivamente, vi collaborai più o meno regolarmente fino alla sua chiusura.
Il blog “Messaggi nella bottiglia” è lo spazio che nel 2010 mi sono dato per continuare a scrivere, dopo che avevo tentato senza successo di fare rivivere l’esperienza di “Incontri” con il sito “santeufemiaonline”. Negli anni ho cambiato qualcosa, anche sulla scorta delle reazioni dei lettori: in particolare, rispetto agli esordi, ora cerco di dare più spazio alla storia, agli avvenimenti apparentemente secondari, ai personaggi più o meno illustri di Sant’Eufemia. L’apprezzamento per questo genere di articoli sta a significare che i lettori avvertono il bisogno di sentirsi raccontare, di conoscere le proprie radici, di sentirsi parte di una storia comune. Di riscoprire e di valorizzare la propria identità eufemiese. Da questo punto di vista, la rivista “Incontri” costituisce una fonte inesauribile di ispirazione per gran parte degli scritti da me dedicati a Sant’Eufemia, sul blog o nei libri.

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Vicenzinu u’ Signuri

Il 9 febbraio Vincenzo Fedele, elegante come sempre, ha festeggiato i suoi novant’anni. Per chi, come me, ha mosso i primi passi nello straordinario mondo dell’associazionismo prendendo parte alle molteplici iniziative promosse dall’associazione culturale “Sant’Ambrogio”, Vicenzinu u’ Signuri è stato un solidissimo punto di riferimento. Un esempio di impegno civile per la crescita della nostra comunità che già alla fine degli Ottanta, quando la mia generazione stava per diventare adulta, aveva scritto pagine indelebili nella storia del folclore, della tradizione e del costume di Sant’Eufemia.
Vicenzinu, come viene da tutti affettuosamente chiamato, appartiene alla rara schiera degli uomini “d’altri tempi”. Di un’educazione disarmante nei confronti di qualsiasi interlocutore, sorridente, aperto alla discussione e amante del bello. L’aspetto caratteriale che più mi ha sempre colpito è proprio questa sua instancabile ricerca della bellezza. Che non è stata soltanto quella di confezionare il vestito più grazioso e il cappotto o la giacca perfetti, da eccellente sarto “iniziato” nella bottega di famiglia e perfezionatosi a Milano, quando ancora le macerie della guerra occupavano le strade. Certo: il carattere deve per forza avere “risentito” della sua naturale predilezione per l’armonia dei colori e per la delicatezza delle stoffe. Ma Vicenzinu alla bellezza è spesso arrivato lasciandosi guidare dall’amore per il suo paese, che non ha mai smesso di considerare uno scrigno di tesori da scoprire, valorizzare, salvare dall’oblio e consegnare a “quelli che verranno”. Un po’ come ha fatto per decenni con le fotografie, i documenti e quei ritagli di giornale che solo lui può riuscire a scovare tra le carte del suo immenso e prezioso archivio personale.
Il suo impegno nasce da questo convincimento e si realizza concretamente con le attività religiose e culturali dell’Azione Cattolica negli anni Cinquanta, periodo in cui si guadagnò il soprannome u’ Signuri, dal ruolo di Gesù Cristo interpretato nella prima e per svariate edizioni dell’ormai tradizionale “Processione del Misteri” del Sabato Santo.
Risale invece agli anni Sessanta il suo protagonismo all’interno dell’associazione regionale dei sarti calabresi, con le sfilate di moda e il “Premio Nefertiti” assegnato alla miss più elegante in una piazza Libertà sempre troppo piccola per contenere il pubblico presente. Quindi, la lunghissima presidenza della “Sant’Ambrogio” (costituita nel 1975), che ha segnato un’era caratterizzata da iniziative sviluppate su più fronti. Gli anni d’oro del gruppo folcloristico, della valorizzazione della tradizione culinaria con la sagra delle pannocchie e delle crespelle, del turismo religioso. Gli anni della riscoperta della memoria collettiva, grazie all’impulso che sul finire degli anni Settanta portò al gemellaggio tra i comuni di Sant’Eufemia e Milano, in ricordo dell’eccezionale contributo fornito alla comunità eufemiese dal Comitato milanese di soccorso per i danneggiati del terremoto del 1908: più volte “ospite d’onore”, nelle celebrazioni ambrosiane del 2001 l’associazione è stata infine insignita del prestigioso “Ambrogino d’Oro”.
L’azione dell’associazione Sant’Ambrogio nel tessuto sociale e culturale è stata molto incisiva (da ricordare, ancora, i giochi di piazza e i “Minifestival”, i carri allegorici del Carnevale e il teatro, la Festa delle Famiglie) e per certi versi anticipatrice di tutta una serie di attività che oggi, direttamente o indirettamente, hanno un debito nei confronti di quella esperienza.
Il periodico “Incontri” – edito dall’associazione per quasi due decenni – ha raccontato la storia delle generazioni protagoniste della ricostruzione materiale e morale del dopoguerra, alle prese sul finire degli anni Novanta con lo smarrimento causato dalla disillusione politica e dalla crisi economica: un orizzonte di valori sempre più confuso, che caratterizza anche il nostro presente. Ma la “Sant’Ambrogio” ha anche tentato di “ricucire” i brani di un passato conosciuto a frammenti, quando non addirittura ignorato dagli stessi eufemiesi. Sforzo encomiabile, il cui esito più alto si è avuto con l’organizzazione del Convegno di studi per il bicentenario dell’autonomia del comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte (14/16 dicembre 1990), i cui atti sono stati successivamente editi da Rubbettino (1997), a cura di Sandro Leanza: una data che segna l’avvio di una feconda stagione di studi sulla storia di Sant’Eufemia, che è arrivata ai nostri giorni e che ha prodotto diverse pubblicazioni ispirate a quel lavoro.

Bene ha fatto l’amministrazione comunale di Sant’Eufemia, nel 2012, a premiare Vincenzo Fedele “per la tenacia, la passione e l’altruismo che lo ha sempre contraddistinto in tutti questi anni di instancabile impegno socio-culturale nel proprio territorio e nel proprio paese”.

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