Finalmente libero Francesco Azzarà

La notizia è stata lanciata da Emergency su Twitter, alle 15.47:

Gino Strada: “Alte autorità del #Sudan ci hanno comunicato l’avvenuta liberazione di Francesco. Aspettiamo le conferme” #freefrancesco

Attendiamo ulteriori aggiornamenti, ma sembra proprio che stavolta ci siamo. Una bella notizia per Francesco, per Emergency, per l’Italia, per la Calabria, per Reggio, per i suoi familiari e amici, per chi, come me, prima di questa sua disavventura, non sapeva niente di lui.
Poco più di una settimana fa, sul blog, ero tornato per la seconda volta sulla sua vicenda e, sarà stata una coincidenza, dopo che l’articolo è apparso anche sul “Quotidiano della Calabria”, è stato un susseguirsi di altri interventi pubblici, tra cui quello del sindaco di Motta San Giovanni, che aveva preannunciato una grande iniziativa per chiedere nuovamente la liberazione di Francesco. Coincidenza o meno, sono felice per avere dato il mio piccolo contributo di sensibilizzazione attorno alla vicenda di Azzarà.
Buon Natale Francesco

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I silenzi sul rapimento di Francesco Azzarà

C’è un preoccupante silenzio attorno alla vicenda di Francesco Azzarà, l’operatore di Emergency rapito il 14 agosto a Nyala, nel Darfur, regione del Sudan dove dal luglio del 2010 è attivo un centro pediatrico messo in piedi dall’organizzazione fondata da Gino Strada. La Farnesina tace, mantenendo la linea inaugurata da Franco Frattini nei giorni successivi al sequestro. Siamo fermi alla dichiarazione del deputato Pdl Lella Golfo, che riprendeva fonti diplomatiche: “Francesco è in ottime condizioni e sarebbe stato individuato il luogo in cui è tenuto prigioniero”. Da quattro mesi è un “non possiamo parlarne per motivi di sicurezza”, per “problemi di intelligence” e per “non mettere a repentaglio l’incolumità del prigioniero”.
La mobilitazione iniziale è stata imponente, in Calabria e in tutta Italia. L’immagine di Azzarà sugli edifici pubblici di moltissime città, negli stadi, portata alla Marcia per la pace di Assisi dal comitato “Francesco Libero”. Poi è sceso il silenzio. Le uniche informazioni al di fuori del burocratese del ministero degli esteri sono venute da Cecilia Strada, che davanti alla Commissione straordinaria dei diritti umani del Senato, a metà settembre, dichiarò che Emergency era riuscita a stabilire un contatto diretto con Azzarà (“resiste bene, per quanto possibile nella situazione in cui si trova. Mangia e beve e tiene duro”) e, qualche settimana dopo, da Gino Strada, intervenuto telefonicamente a Che tempo che fa per annunciare che “ci sono buoni motivi per dire che molto presto potremo riabbracciare Francesco”.
Quando si immaginava imminente la soluzione, qualcosa si è però inceppato, facendo saltare tutto. Da allora, non è più filtrato nulla. Sui giornali e sulle televisioni nazionali la notizia non ha ormai alcuna risonanza. A tenere alta l’attenzione sembra essere rimasto soltanto il deputato del Pd Franco Laratta, che già nei mesi passati aveva ripetutamente esortato l’ex ministro degli esteri Franco Frattini ad intervenire in Aula sulla questione. Una nuova interrogazione, presentata insieme al collega di partito Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, chiede ora al neoministro Giulio Terzi di riferire “se il governo segue con costanza il sequestro di Francesco Azzarà; se vi sono stati contatti con i rapitori; se si hanno notizie sulla condizioni e sullo stato di salute del rapito”.
A chi su twitter gli ha posto domande sulla sorte del volontario di Motta San Giovanni, il ministro Terzi (più verosimilmente, il suo ufficio stampa) ha risposto: “seguiamo costantemente, con massima attenzione. Il riserbo è nell’interesse di Azzarà”. Per cui difficilmente se ne saprà di più. Qualcosa però non torna in una vicenda che, data per risolta nello spazio di un mese, si è rivelata complessa e, per l’opinione pubblica, indecifrabile. Proprio per questo, sul caso Azzarà occorre tenere accesi i riflettori.

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Liberate Francesco!

Francesco Azzarà è un operatore di Emergency, logista nell’ospedale pediatrico che l’Organizzazione di Gino Strada ha aperto a Nyala, Darfur. Dal 14 agosto è prigioniero di un gruppo di terroristi, o forse di una banda di criminali, come ce ne sono tante nei luoghi di guerra, che si autofinanziano attraverso i rapimenti degli occidentali, preferibilmente volontari di Organizzazioni Non Governative. Sulla questione, i punti oscuri sono ancora maggiori rispetto alle certezze. La Farnesina sta facendo il suo lavoro, ma non lascia trapelare nulla, probabilmente per non compromettere la riuscita della trattativa. Insieme ai reporter, i volontari sono, incredibilmente, gli obiettivi più facili di una guerra: in genere non sono armati e sono sempre sovraesposti rispetto a chi assiste comodamente seduto nei divani degli alberghi, in attesa delle veline dei governi. Emergency, poi, ha fatto della presenza sul campo la propria ragione di vita. Ed è davvero vigliacco attaccare chi dedica la propria vita per curare persone che altrimenti non avrebbero alcuna assistenza sanitaria, nei teatri di guerra più difficili.
Nell’ultima settimana, la mobilitazione per chiederne la liberazione, iniziata quattro giorni dopo il rapimento con la fiaccolata svolta a Motta San Giovanni (RC), paese natale di Azzarà, è cresciuta e ha coinvolto anche le istituzioni politiche. Diversi Comuni (per primo quello Firenze), la Provincia di Reggio Calabria e la Regione Calabria, hanno srotolato dalle finestre l’immagine di Francesco, le iniziative si susseguono una dopo l’altra e il tam tam, approdato sul web, si sta diffondendo velocemente.
Francesco Azzarà è un calabrese che fa onore alla nostra regione. Speriamo che la sua vicenda si possa risolvere al più presto. Nel frattempo, teniamo accesa la fiammella della speranza.

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